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Rapporto OICE/Cer sulle società di ingegneria italiane

Rapporto OICE/Cer sulle società di ingegneria italiane: calo del 10% della produzione nel 2015, previsto un recupero di analoga misura nel 2016

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Rapporto OICE/Cer sulle società di ingegneria italiane: calo del 10% della produzione nel 2015, previsto un recupero di analoga misura nel 2016; occupati in aumento dell’1,1%; produzione all’estero oltre il 30%; la committenza privata è al 42,4%

Scicolone, OICE: “Guardare positivamente al 2016 per sfruttare al meglio il mercato internazionale e cogliere le opportunità delle sfide tecnologiche; necessario rilanciare gli investimenti e la domanda pubblica interna”

 Luci e ombre nella 32esima edizione della Rilevazione annuale sulle società di ingegneria italiane, curata dall’OICE, l’Associazione aderente a Confindustria che raggruppa circa 400 società di ingegneria e di architettura, con la collaborazione del Cer-Centro Europa Ricerche, che è stata presentata oggi a Roma alla presenza dell’On.le Irene Tinagli, Consigliere del Ministro della Giustizia e del Dott. Giorgio Giovagnoli, Dirigente Divisione VII – Programmi e Progetti per le filiere dei beni strumentali del Ministero dello Sviluppo Economico, che sono intervenuti commentando i dati e le dinamiche del settore in Italia e all’estero.

I dati del 2015 non sono positivi e rendono ancora netta la sensazione di difficoltà in cui si è mosso il settore delle società di ingegneria e architettura italiane negli ultimi anni.

E’ stata netta la riduzione (circa il 10%) del valore della produzione registrata nel 2015 rispetto al 2014 (si è passati dai 1.938 milioni di euro del 2014 ai 1.733 del 2015) allontanandoci sensibilmente dalla soglia psicologica dei 2 miliardi di produzione; in prospettiva però le stime per il 2016 danno invece un recupero quasi ai livelli del 2014 (1.907 milioni) con un aumento di importo percentuale analogo rispetto al 2015.

Sembra invece confortare il dato sull’occupazione, in aumento dell’1,1%, raggiungendo le 13.411 unità, con un risultato più ampio per le imprese con meno di 50 addetti: l’1,5% in più (con un incremento a 5.368 unità) contro lo 0,7% delle imprese con più di 50 addetti (salite comunque a 8.043 unità).

 

Il dato dell’occupazione in controtendenza rispetto a quello della produzione si può probabilmente leggere come effetto del Jobs Act che ha permesso, a molte aziende, l’emersione di parte delle “partite iva non strutturali” che difficilmente figuravano nel computo degli addetti.

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