Come si calcola il compenso del CTU: il quadro aggiornato tra norme datate e nuove interpretazioni
Il calcolo del compenso per il Consulente Tecnico d’Ufficio resta complesso: norme datate, criteri diversi e recenti sentenze impongono attenzione nella liquidazione.

Determinare quanto spetta al Consulente Tecnico d’Ufficio continua a essere una delle questioni più complesse nell’ambito delle consulenze giudiziarie. Nonostante si tratti di una figura centrale per la qualità delle decisioni del giudice, il compenso del CTU è ancora regolato da una combinazione di norme datate, decreti ministeriali poco aggiornati e sentenze che cercano di adattare il quadro ai bisogni attuali. Il risultato è un sistema che richiede al professionista una buona dose di attenzione per tutelare il valore del proprio lavoro e presentare una richiesta di liquidazione corretta.
- Onorari a percentuale, compensi variabili e vacazioni: quale criterio scegliere?
- Quando il compenso può essere aumentato (e quando può essere ridotto)
- Come individuare la tabella corretta e suddividere le attività
- Tariffe datate e nuove esigenze: perché si parla sempre più spesso di riforma
- Sei un ingegnere? La tua professione richiede un aggiornamento continuo?
Il calcolo del compenso per il Consulente Tecnico d’Ufficio resta complesso: norme datate, criteri diversi e recenti sentenze impongono attenzione nella liquidazione.
Le regole che disciplinano il compenso del CTU non derivano da una fonte unica, ma da un mosaico di riferimenti: il D.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia), il Decreto ministeriale 30 maggio 2002 con le relative tabelle, e la storica Legge 319/1980. A questi si aggiunge un numero crescente di pronunce giurisprudenziali, chiamate a chiarire punti rimasti irrisolti o anacronistici.
Il professionista, prima di formulare l’istanza, deve ricordare un aspetto cruciale: la richiesta di liquidazione va presentata entro 100 giorni dalla conclusione delle operazioni peritali. La Cassazione ha ribadito più volte che il mancato rispetto del termine comporta decadenza.
Onorari a percentuale, compensi variabili e vacazioni: quale criterio scegliere?
L’aspetto che maggiormente disorienta i CTU è la pluralità dei criteri di calcolo. La normativa distingue infatti tre modalità:
- Onorari a percentuale. Utilizzati quando l’incarico riguarda beni o controversie con un valore economico determinabile. La percentuale varia secondo le tabelle del decreto del 2002.
- Onorari con importi minimi e massimi. Sono previsti per attività tecniche specifiche (ad esempio collaudi, perizie in ambito industriale o edilizio) e richiedono al CTU di collocare il proprio lavoro nel range previsto, motivando la scelta.
- Vacazioni. È il criterio “a tempo”: una vacazione equivale a due ore di lavoro.
Fino a poco tempo fa, il sistema prevedeva un compenso decrescente: 14,68 euro per la prima vacazione e 8,15 euro per le successive. Una logica che affondava le radici negli anni ’80 e che la Corte Costituzionale, con la sentenza n.16/2025, ha ritenuto irragionevole, cancellando la riduzione e imponendo un compenso uniforme.
Quando il compenso può essere aumentato (e quando può essere ridotto)
L’articolo 52 del D.P.R. 115/2002 consente al magistrato di raddoppiare l’onorario nei casi in cui la prestazione presenti caratteristiche di eccezionale complessità o particolare rilevanza.
L’opposto avviene quando il CTU non rispetta i termini di consegna della relazione:
- le ore successive alla scadenza non vengono conteggiate in caso di vacazioni;
- per gli onorari a percentuale o a importo variabile può essere applicata una riduzione fino a un terzo.
Come individuare la tabella corretta e suddividere le attività
Uno dei passaggi più delicati è selezionare la voce giusta tra le tabelle del decreto. Per perizie immobiliari, stime, verifiche su impianti o costruzioni, il sistema prevede categorie distinte con importi minimi, massimi o percentuali differenziate.
Se l’incarico comprende più aspetti – per esempio una verifica tecnica e una determinazione del valore del bene – è legittimo richiedere compensi separati per ciascuna attività, purché ben documentati.
Tariffe datate e nuove esigenze: perché si parla sempre più spesso di riforma
Le tabelle oggi in vigore risalgono a contesti economici e tecnici profondamente diversi da quelli attuali. Il compenso del CTU non tiene conto dell’inflazione, dell’evoluzione tecnologica, né dell’aumento della complessità media degli incarichi.
Per questo motivo dottrina e giurisprudenza invocano da anni una revisione strutturale: i professionisti chiedono tariffe aggiornate e criteri che riflettano l’effettivo valore delle consulenze tecniche nell’amministrazione della giustizia.
In attesa di una riforma complessiva, il quadro resta quello attuale: norme datate, correttivi giurisprudenziali e ampi margini di interpretazione. Una ragione in più per il CTU per conoscere nel dettaglio gli strumenti a disposizione e formulare richieste di liquidazione solide, motivate e coerenti con le regole vigenti.
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