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Attualità

Più brave a scuola e all’università, ma penalizzate sul mercato del lavoro: sono le libere professioniste italiane

Le donne libere professioniste italiane sono più brillanti lungo il percorso formativo rispetto agli uomini ma scontano un forte divario in termini occupazionali, contrattuali e retributivi.

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Le donne italiane, in particolare per quanto riguarda il settore delle libere professioniste, continuano a registrare risultati più brillanti, rispetto ai colleghi maschi, lungo tutto il percorso formativo … ma una volta conseguito il titolo di studio e tentata la loro strada sul mercato del lavoro scontano, nei confronti dei colleghi, un forte divario in termini occupazionali e contrattuali.

Veloci, preparate e con le idee chiare. Il Rapporto 2016 sul Profilo delle libere professioniste conferma che le donne nel campo della formazione se la cavano meglio dei loro colleghi.

L’identikit che vi presentiamo, relativo alle performance professionali e formative delle libere professioniste italiane (il mondo dell’architettura e dell’ingegneria è ricco di ottime professioniste) dalla scuola superiore all’università fino al mercato del lavoro, arriva dalle Indagini AlmaDiploma e AlmaLaurea.

Indagini che confermano un differenziale a favore dei professionisti uomini che purtroppo non diminuisce con il passare del tempo e permane anche quando le donne intraprendono percorsi disciplinari che offrono maggiori chance occupazionali o dove sono storicamente più presenti.

Eppure il lato rosa dei liberi pèrofessionisti è, carte alla mano, più preparato rispetto ai colleghi maschi. Le donne compiono più esperienze internazionali: il 41% delle femmine contro il 28% dei maschi, intraprendono in maggior misura percorsi formativi linguistici e per questo conseguono anche un maggior numero di attestati. Sono maggiormente impegnate in attività di carattere sociale, intraprendono più attività culturali e non perché devono, ma perché lo vogliono, sono maggiormente interessate a proseguire gli studi soprattutto con l’università. Eppure il mondo delle libere professioni sembra ancora oggi, nel 2017, dominato da uomini.

Le differenze poi, non sono solo quelle occupazionali. Esistono forti discriminazioni anche per quanto riguarda le retribuzioni. Tra i laureati magistrali che a cinque anni lavorano a tempo pieno emerge che il differenziale è pari al 20% a favore dei maschi: 1.624 euro contro 1.354 euro delle colleghe.

“Se è vero che questo risultato è influenzato da diversi fattori” si legge nel recente rapporto di Almalaurea “è altrettanto vero che, a parità di ogni altra condizione, gli uomini guadagnano in media 168 euro netti mensili più delle donne. A ciò si aggiunge che il titolo di laurea è efficace per lavorare più per gli uomini che per le donne: rispettivamente l’88,5% contro l’82,5%.”

 

 

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